Si trasfigurò – Lectio Divina del 20 febbraio 2024

SI TRASFIGURÓ Contesto Il primo annuncio della passione provocò scoraggiamento e disillusione tra i discepoli. Essi avevano…

SI TRASFIGURÓ

Contesto

Il primo annuncio della passione provocò scoraggiamento e disillusione tra i discepoli. Essi avevano bisogno di rifarsi, ricuperare le forze e l´entusiasmo. A questo si orienta la trasfigurazione. A tre discepoli è offerto il privilegio di una esperienza speciale, che serve ad essi di illuminazione sulla vera identità e il destino ultimo di Gesù.

Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10) 2 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. 5 Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7 Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». 8 E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. 9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. 10 Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. Parola del Signore

Meditazione

2-4 Si trasfigurò davanti a loro

La prima parte del vangelo di Marco finisce con la confessione di Pietro su Gesù come Messia.

Quasi all´inizio della seconda parte, quando si parla di Gesù come Messia sofferente e Figlio di Dio, Gesù si trasfigura. Sono passati sei giorni dal primo annuncio della morte e risurrezione. Continua il mistero, non tanto della sua persona come della sua «missione» come Servo sofferente.

Certamente, lo shock provocato da quell´annuncio dovette essere forte e non era stato ancora assimilato. Gli apostoli hanno bisogno di “rifarsi”, rianimarsi, ricuperare forza e coraggio, per essere capaci di un «sì», dopo questo cambiamento imprevisto.

I tre discepoli sono gli stessi, che saranno testimoni dell´agonia di Gesù nell´orto degli ulivi. Avevano anche assistito alla risurrezione della figlia di Giairo. Ogni volta che si trovano insieme è perché si dà una rivelazione importante e segreta, sulla persona di Gesù. In questi tre passaggi si tratta di questioni di passione e morte. Il prodigio è espresso con il verbo: “si trasfigurò”, che significa, alla lettera, un cambiamento di forma, di aspetto. Gesù appare, quindi, sotto un aspetto diverso da quello abituale. Però non è solo una irradiazione di luce: egli rivela il suo essere profondo, la propria natura divina. La gloria di Gesù è espressa mediante il candore abbagliante dei vestiti. Marco non parla del volto. Il candore, impossibile da ottenere in questo mondo, è simbolo della condizione divina (cfr. 16,5). Alcuni vedono anche un segno delle due nature assunte dalla persona del figlio di Dio: “Oggi, sulla montagna, colui che si era rivestito di queste miserabili e tristi tuniche di pelle, si è messo un vestito divino, “la luce lo avvolge come un manto” (Sal 103, 2)” (sant’ Anastasio il Sinaita). Due personaggi, Elia (i profeti) e Mosè (la Legge), che rappresentano l´Antico Testamento, appaiono per essere visti dai discepoli, ma non parlano con loro, solo con Gesù. Egli è il punto di arrivo, la meta alla quale tendeva tutta la rivelazione anteriore.

5-6 Facciamo tre tende

Pietro, come sempre, reagisce: “Maestro” (in Marco, questa parola si trova solo in bocca a Pietro, 9,5; 11,21, e Giuda, 14,45) era il titolo onorifico dei maestri della Legge, fedeli alla tradizione giudea. La visione non ha cambiato la mentalità di Pietro. Due pericoli sono nascosti nella sua proposta. Da una parte, la pretesa di fermare la storia della liberazione dell´umanità, mettendo sullo stesso piano la Legge, i Profeti e il messaggio di Gesù. Dall´altra, Pietro dimentica che il mondo non finisce su quella montagna e che giù, in basso, ci sono uomini e donne, che non sono ancora arrivati al livello di libertà, che Dio rese possibile per il suo popolo, per mezzo di Mosè e di Elia. Pietro propone, quindi, a Gesù che lasci senza effetto l´impegno preso nel battesimo.

Il giudizio dell´evangelista su questo atteggiamento è negativo: “Erano spaventati, e non sapeva quello che diceva”. Più che ammirazione per la trasfigurazione, avevano paura, indecisione e, soprattutto, non capivano il senso di quello che stavano vivendo.

7-8 Si udí una voce dalla nube

La nube è simbolo della presenza divina (cfr. Es 40,34-38), segno visibile della compagnia amorevole di Dio. Cosi fu durante il viaggio nel deserto. La voce rivela ai discepoli l´identità di Gesù (cfr. 1,11) e conferma il suo insegnamento: lui è l´unico che devono ascoltare (cfr. Dt 18,15.18).

Gesù non è «servo» come Elia e Mosè; è il Figlio, il Figlio amato.

Nel battesimo, il Padre aveva confermato Gesù come Figlio, garantendo la sua missione. Allora parlava con lui: «Tu sei mio Figlio”. Adesso, destinatari della rivelazione: “Questi è mio Figlio”, sono i discepoli, che devono essere “confermati” per seguire il Maestro nel cammino della croce.

«E´ Dio che risponde all´annuncio della passione, che Gesù ha fatto poco prima. Con occasione del battesimo Dio aveva dichiarato che Gesù, presentato davanti a Giovanni Battista come un qualunque peccatore israelita, era autenticamente il proprio figlio prediletto. Nella trasfigurazione, ai discepoli che avevano udito che Gesù si attribuiva il destino del servo sofferente, Dio conferma loro che è realmente il suo proprio figlio» (X. León-Dufour). Dopo la solenne dichiarazione del Padre e l´invito ad ascoltare il Figlio, Gesù appare solo con i discepoli. E´ il Gesù di tutti i giorni, quello di sempre. Negli anni 70, quando Marco scrive il suo vangelo, la croce di Gesù creava difficoltà per accettarlo come Messia. “La croce è uno scandalo” dicevano (1Cor 1,23). Uno dei maggiori sforzi dei primi cristiani consisteva nell´aiutare le persone a comprendere che la croce non era uno scandalo, né una pazzia, piuttosto, era l´espressione del potere e della sapienza di Dio (1Cor 1,22-31). Il vangelo di Marco contribuisce a questo sforzo. In quegli anni la croce della persecuzione faceva parte della vita dei cristiani. Infatti, poco prima, Nerone aveva scatenato la persecuzione e c’erano stati molti morti. Come affrontare la croce? Che significato aveva? Il cammino della gloria passa attraverso la croce, secondo l´annuncio dato nella profezia del Servo (Is 53,3-9). La gloria della Trasfigurazione ne è la prova. Mosè ed Elia lo confermano. Il Padre è il garante. Gesù l´accetta.

9-10 Essi conservarono il segreto

La decisione di Gesù di scendere dal monte e continuare il cammino verso Gerusalemme, luogo della Passione, è la decisione irrevocabile di trasformare il mondo, la religione e la vita. Quella decisione, confermata adesso nella sua esperienza con la divinità, non lo porterà al trionfo, ma alla morte. Però il trionfo della risurrezione lo ha potuto contemplare già in quel contatto così intenso con il mistero di Dio. Dio gli ha rivelato il suo futuro, la meta, la vittoria della vita sulla morte. E´ questa la sua fiducia per seguire il suo cammino e farsi accompagnare dai suoi discepoli. Essi, però, non lo capiscono, non lo accettano. Dal cielo hanno sentito un ordine: “ascoltatelo”, ma non lo ascoltano, perché la loro mentalità è molto diversa. Gesù ha mostrato loro un poco della “gloria” di una vita nuova e diversa, ma non l´hanno capito. Il racconto si centra, evidentemente, su Gesù, ma Marco vuole che sia anche pedagogico per la comunità. Il ritorno alla normalità e le parole di Gesù mostrano che il grande Signore della gloria deve passare attraverso l´ignominia della croce. Gesù è il Servo-Signore di Dio.

Solo dopo la morte di Gesù, che mostrerà come bisogna intendere il messianismo, i discepoli incontreranno il significato profondo di ciò che proponeva loro il Signore.

Essi volevano una religione di adorazione senza passare per la trasformazione, per la lotta, per l´avversità. Religione che vuole controllare la gloria pasquale, senza un´esperienza di risurrezione “chiusa” alle sfide del mondo e povera, perché esalta l´aspetto glorioso e trionfante di Gesù risuscitato, senza assumere la sua morte in croce.

Salita e discesa: una richiede l´altra. Salita per celebrare e godere i progressi della fede. Discesa per rafforzare la fede in mezzo al conflitto e la contraddizione. La montagna per risaltare l´utopia comunitaria. La vallata per costruirla nella quotidianità e l´avversità.

Alcune domande

– Che parte di questo testo ti è piaciuta di più?

– Come avviene la trasfigurazione e qual è la reazione dei discepoli di fronte a questa esperienza?

– Qual è il messaggio della voce del cielo per Gesù? E qual è il messaggio per i discepoli?

– Come trasfigurare, oggi, la vita personale e familiare, e la vita comunitaria del nostro quartiere?

Similar Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *