La testimonianza della terziaria francescana Filomena Giovannina Genovese

Pregare è parlare con Dio di P. Tommaso Losenno (pubblicato su Agire, 1° luglio 2007) Aveva imparato…

Pregare è parlare con Dio

di P. Tommaso Losenno

(pubblicato su Agire, 1° luglio 2007)

Aveva imparato ad amare Francesco d’Assisi frequentando la chiesa dei frati di S. Maria degli Angeli, a Nocera, e lì aveva conosciuto il  Terz’Ordine Francescano che le permise di seguire Gesù.

Filomena Giovanna Genovese, una vita per Dio di una Terziaria francescana, eccellente per il suo esempio di santità. La preghiera è colloquio con Dio, quindi il miglior nostro tempo è quello che possiamo dedicare a questa attività dell’anima, che non è sempre piacevole e gradita, tanto che è sempre difficile trovare il tempo da dedicare alle preghiera. Troviamo il tempo per tante cose, ma non dedichiamo il tempo necessario all’orazione: la preghiera pesa, almeno finché non si diventa tanto esperti da gustarla, come è capitato ai Santi. 

Per noi l’esempio più eclatante di gusto della preghiera è sempre San Francesco. La preghiera è contatto con Dio. La preghiera è vivere con i piedi sulla terra. La preghiera è fantasia, cioè volo più in alto. La preghiera è tante altre cose, o meglio, corrisponde a tante nostre situazioni,  tette diverse, perché ognuno sa pregare in un modo diverso, e tutti i modi vengono da Dio e sono graditi a Dio. 

Ne vediamo uno che noi tutti ammiriamo e che la Chiesa prende in considerazione per pro- porcelo come esempio: il modo di pregare di Filomena Giovanna Genovese, Terziaria francescana, anima ardente e fervorosa, una vita spesa nella preghiera, 29 anni di fervore nella sofferenza e nella perseveranza, tanto da divenire lei stessa maestra di preghiera per la sua casa, per molte sue amiche, ed ora per molti suoi devoti ed estimatori. Dove attingiamo le notizie che ci occorrono per entrare nell’intimità della vita di preghiera della nostra Serva di Dio? Attualmente la fonte principale è la Positio, che dà autorevolezza alle varie biografìe precedenti e che per la sua storia di studio accurato e serio rappresenta il miglio documento da tener presente. 

La Positio è il risultato di testimonianze, di ricerche e di approfondimenti che riguardano la santità della Serva di Dio, stampata nel 1999 dalla Congregazione per le Cause dei Santi, e ora al vaglio del S. Padre attraverso le Commissioni competenti; dopo la Positio c’è il Decreto di eroicità delle virtù e, in presenza di un miracolo riconosciuto, la Beatificazione. Accostiamoci con timore e rispetto alla vita di preghiera della consorella Filomena Giovannina Genovese.

GESTI DI BONTA’   Come di tante anime sante, anche della nostra Serva di Dio si è tentati di dire che è nata Santa, attribuendo a lei atteggiamenti devoti fin dai primi anni, quando ancora non si è pienamente coscienti di quello che si fa e si interpreta benevolmente ogni gesto innocente di bontà e di devozione. Santi si diventa con la vita: e nella vita della Serva di Dio troviamo tutti gli elementi che indicano il cammino di santità da lei seguito. Certamente la famiglia per lei è stata ottima scuola di vita cristiana per la serietà dei genitori, per l’onesta del lavoro, per la presenza sacerdotale, per l’esempio di preghiera che ha ricevuto da tutti in casa sua, ma a questo va aggiunta la sua totale corrispondenza alla grazia. 

Già nell’adolescenza decise di consacrarsi al Signore e fu dopo la  prima comunione che lei ricevette a sette anni: dovette gustare così tanto il contatto eucaristico con  Gesù che tutta la sua vita prese il  senso della preghiera, e si espresse in modo particorale con il suo comportamento verso i familiari,  i compagni di scuola, i domestici che c’erano nella sua, le amiche,  i vicini, i poveri, gli ammalati. Amava già da piccola isolarsi per dedicarsi alla preghiera, che presto divenne in lei contemplazione spontanea e attività preferita.

E la preghiera la rendeva sensibile alle necessità degli altri; si racconta che spesso donava la merenda alle compagne che non l’avevano o tornava a casa senza scarpe. Leggiamo anche nella sua biografia che da giovinetta riusciva ad astenersi a tavola da qualche buona pietanza che lei stessa offriva a famiglie povere senza farsi notare dai suoi familiari: generosità frutto di preghiera; nel colloquio con Dio lei cominciò a gustare le segrete sensazioni della carità. In tutto questo c’era certamente la complicità di qualche domestica a lei affezionata, qualcuna che aveva capito la delicatezza di quell’adolescente che faceva   sensibili ed evidenti progressi nel colloquio con Dio.

Per la preghiera Filomena Giovannina sapeva sacrificare anche il tempo del riposo; si alzava molto presto al mattino per dedicarsi alla preghiera senza essere disturbata, per aiutare a rassettare la casa, rimettere a posto i letti della famiglia numerosa, spazzare le stanze agevolando il lavoro delle domestiche le quali, secondo lei, non dovevano stancarsi troppo, oberate com’erano da altri impegni.

Alla preghiera il tempo dovuto e con gioia, alle faccende domestiche fatte con spirito di preghiera, l’apertura generosa di chi vede in tutto e sempre il Signore.

Alla sua amica Felicia, diceva: “Se spazzi la stanza, forma l’intenzione e dì: “Mio Dio, come io spazzo la stanza, Tu purifica l’anima mia da ogni macchia”. E così per tutti i lavori. Nella famiglia numerosa capita spesso il malato. Ed ecco che Filomena interveniva caritatevolmente verso tutti, il suo servizio era preghiera e frutto di amore che va oltre i legami familiari di sangue. Qualche volta accadeva che Filomena Giovanna, ricca d’amore divino, consolidatosi in lei con la consacrazione personale, confermata all’età di diciassette anni, riuscisse ad ottenere qualche guarigione ritenuta miracolosa; l’amica Lucia, malata di tifo e prossima a morire, guarì dopo che Filomena le aveva stretto la testa fra le mani e le aveva detto quasi scherzando: “Non andrai ora in Paradiso; non morirai adesso. Vivrai”.  Lucia si riprese e guarì.

I SEGRETI DELL’ANIMA   Chi potrà mai capire la fiducia che lei metteva nella preghiera, la costanza nel raccoglimento, la docilità alla volontà del Signore? E’ tutto qui il segreto di un’anima santa. E i segreti prima s’intuiscono, poi si amano, poi si nascondono il più possibile, finché Dio non interviene per rivelarli. Così è accaduto a Filomena Giovannina. 

Lei ha intuito, con senso d’amore, che la sua vita di preghiera passava agevolmente sulla strada seguita da San Francesco; lei aveva imparato ad amare Francesco d’Assisi frequentando la Chiesa dei Frati – S. Maria degli Angeli – nella periferia di Nocera; aveva conosciuto lì il Terzo Ordine Francescano, che le permetteva di realizzare una sequela fedele e riavvicinata di Gesù nel mondo; lei, che pur aveva desiderato la consacrazione in un Monastero, fosse quello di S. Anna (le Domenicane) o S. Chiara (le Clarisse).

Similar Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *