LA DEVOZIONE MARIANA    DI FILOMENA GIOVANNA  GENOVESE 

       Non si può comprendere l’itinerario spirituale della SdD Filomena  Giovanna Genovese se non si individuano le coordinate…

       Non si può comprendere l’itinerario spirituale della SdD Filomena  Giovanna Genovese se non si individuano le coordinate attraverso cui si sviluppò,  che furono quelle di  Gesù e Maria,  visti soprattutto come l’Uomo e la  Donna  dei dolori, colti cioè nei momenti della sofferenza redentrice.

      Il Crocifisso e l’Addolorata furono , infatti, il carattere distintivo di  questa  terziaria francescana, e su di essi vertevano  quasi sempre i suoi discorsi. 

   Quando parlava di Gesù e Maria – riferì una testimone – si accendeva talmente  nel volto da sembrare fuori di sé,ed in questo stato possiamo dire che bevve fino in fondo il calice  della Passione a cominciare 

dalle notti insonni trascorse a pregare,nella stanza della madre,davanti al Crocifisso e alla Vergine Addolorata. Aveva poi fissato  ad ogni  giorno  della settimana un’apposita meditazione. Il lunedì

meditava  l’entrata gloriosa di Gesù Cristo in  Gerusalemme;  il  martedì  la  sua  sanguinosa orazione nell’  Orto  di  Getsemani;  il mercoledì  allorché  Gesù Cristo fu  legato  alla  colonna e  fu crudelmente  flagellato; il  giovedì  l’istituzione  della   sua Eucarestia; il venerdì la Crocifissione  e  Morte di Gesù Cristo –  e stava (per quel  tempo che  poteva disporre) colle braccia aperte a forma di Croce-;  il   sabato meditava la Vergine Santissima desolata per aver  perduto il  suo  figliuolo; la domenica la   Risurrezione di  Gesù Cristo.

     Vissuta nel secolo dell’Immacolata , lei  che fra i tanti segni straordinari che costellarono la sua vita, come prima parola pronunciò “Ave, Maria”,fu  particolarmente devota verso questo privilegio mariano.

  D’altra parte sappiamo che questo privilegio è stato da sempre la passione dell’Ordine francescano  – da S.Francesco a Duns Scoto,da P.Kolbe a P. Allegra allo stesso Pio IX – e che l’Immacolata ne fu eletta patrona speciale. 

L’ otto Dicembre  del 1864, in occasione della processione, fece  collocare una  bella statua dell’ Immacolata nel mezzo  del cortile;  le fece  la solita  offerta di cera, ma non volle chiedere alla Vergine la  guarigione  pur essendo molto malata perché – spiegò  –  “è volontà di Dio che io viva altri tre giorni”. La S.d.D. morì,infatti,pochi giorni dopo,il 12 dicembre.

   Una devota di Maria,quale fu la S. d. D.,   non poteva trascurare i vari pii esercizi rivolti alla Vergine ed  in  primo luogo il Santo Rosario che recitava con tanto  trasporto da  parlare  perfino  con la Madonna stessa.

  Era devota anche  delle anime del Purgatorio, che beneficiavano delle sue preghiere.

  Soleva  anche   recitare  l’introduzione alla visita  al  SS. Sacramento e a Maria SS.  di s.  Alfonso Maria de Liguori, la preghiera  quotidiana dello  stesso a Mariá SS.,le Litanie lauretane, la Salve Regina ,  il Credo e  l’Anima Christi santifica me.

     Non  trascurava nemmeno le novene per  prepararsi  adeguatamente alle  festività in onore della Vergine. Sappiamo dalle testimonianze di chi la conosceva bene che   “era divota di Maria SS   così che le faceva le novene in tutte le sue festività, e che spesso in queste novene per essere più raccolta e  nascosta al pubblico,intendendosela col Sacrestano si stava qualche ora in un sotterraneo della Chiesa Parrocchiale”.

   Non  mancava,poi,specie  se in compagnia,di  cantare   devote canzonette  alla  Vergine  come quella: “La bella mamma  mia“  che cantava  “con trasporto sì amoroso che inteneriva i cuori di  chi  la sentiva”.

  Ma la via del Calvario di Filomena non era  fatta   solo   di  meditazioni,preghiere e devozioni varie,era molto più dura  soprattutto per i digiuni e le mortificazioni.

“Se uno vuo venire dietro a me – dice Gesù – rinneghi se stesso, prenda la sua croce  e mi segua “ e la S.d.D   cercò di seguirlo soffrendo per il suo amore.

 Con  i digiuni incominciò presto e  non smise mai durante la sua vita. Non  si  cibava,infatti,di carne nelle novene di  N.S   Gesù Cristo e  di Maria SS.

 Digiunava ordinariamente tre volte alla settimana  mercoledì,  venerdì  e sabato,secondo il  metodo  della quaresima.  Nei  venerdì poi di Marzo , nelle vigilie  tutte  della  Santa   Vergine  ed  nelle  feste principali   e in non poche altre volte nell’anno digiunava con pane ed  acqua.

 Spesso cospargeva le vivande di erbe amare e qualche volta perfino di cenere.

Oltre i digiuni, e spesso insieme a questi, si  mortificava  a sangue.  La durata di tali flagellazioni  era solitamente di mezz’ora. Inoltre quasi ogni  giorno usava la cosiddetta  catenella  o cilizi alle braccia,alle cosce,ed anche alla  vita. 

 Si mortificava soprattutto   nelle novene  del  Santo Natale ,  Pentecoste, San Giuseppe, delle

anime purganti, e di tutte le  festività  della Vergine. Durante queste mortificazioni era solita recitare   la visita a Gesù  Sacramentato,la  Comunione  spirituale e la preghiera a Maria Santissima di s. Alfonso . 

 Questa  fu, in breve, per  anni, la testimonianza  della  “Santa  monaca   di  Nocera”, come  solevano chiamarla,in  un  periodo,tra  l’altro,di grandi fermenti storici,culturali,politici e religiosi.

   Decisa  non solo ad acquistarsi il Paradiso,ma   a voler farsi Santa,non ci  fu   impedimento  che  la  distogliesse  dal  suo  amore  per  il  Crocifisso e per la madre Addolorata. E santa  fu considerata sia in vita che dopo la morte,per cui molti si rivolgevano  e si rivolgono a Lei nei casi di bisogno.

 Noi sappiamo che quando ci accostiamo alla vita dei Santi notiamo  che,pur  nella diversità di tempi, luoghi,condizioni ed esperienze personali,hanno tutti un aspetto che li accomuna oltre il  totale amore  a Gesù:la devozione mariana. Tutti,infatti,si sono lasciati  plasmare da Maria, trasformare dall’immagine del Figlio suo. Chi più,chi meno non c’è Santo che non sia stato un fervido devoto di Maria.

 La S.d.D   Filomena Genovese si inserisce – coerentemente con  il  suo stato di terziaria francescana – in questo  filone di santità.  

                                         Renato Nicodemo

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